Old but gold: Un caso d’identità di Arthur Conan Doyle

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La mia settimana comincia con un bel giallo, Un caso d’identità di Arthur Conan Doyle, pubblicato da Leone Editore con la traduzione di Andrea Cariello.

Pagine: 76

Acquistalo subito: Un caso d’identità

Editore: Leone Editore
Collana: I leoncini
Traduzione: Andrea Cariello

Prezzo: € 6,00
Data di uscita: 29 Marzo

Un caso d’identità si apre con il dottor Watson che va in visita dal suo vecchio amico Sherlock Holmes. Holmes è impegnato come non mai, ma il detective desidera ardentemente un caso in cui possa davvero mettere a frutto i suoi poteri di deduzione. Presto, un potenziale cliente viene avvistato davanti all’ingresso di Baker Street 221B: miss Mary Sutherland, una donna con un reddito notevole grazie agli interessi di un fondo istituito per lei, fidanzata con un timido londinese che è recentemente scomparso.

 

Secondo appuntamento con quella che dovrebbe essere una rubrica molto più stabile di quello che è, l’Old but Gold, che ho trascurato fin troppo per dedicarmi ad altre cose, ma visto il mio amore per i romanzi intramontabili, cercherò di mantenerla più attiva, parlando di libri di cui già si sa qualcosa e che per me a volte sono inediti e inestimabili. 

Anche questa volta ad aprire la settimana è Sherlock Holmes, grazie ai cortoromanzi con testo a fronte editi da Leone Editore e tradotti sempre da Andrea Cariello. L’altra volta vi ho parlato de “I cinque semi d’arancio“, pubblicazione più recente, ora invece della seconda, uscita a marzo di quest’anno, Un caso d’identità

A Case of Identity  fa parte dell’antologia “Le avventure di Sherlock Holmes” ed è stata la terza indagine del detective ad essere inclusa nella raccolta, anche questa è stata pubblicata singolarmente nel 1891 sul The Strand Magazine con le illustrazioni di Sidney Paget.

Parliamo degli adattamenti che ci sono stati per il racconto. Fa parte della serie di film muti con Eille Norwood del 1921, per la radio invece ci sono stati tre diversi trasposizioni: nel 1948 con Tom Conway e Nigel Bruce, nel 1954 con John Gielgud e Ralph Richardson e infine negli anni 90 con Merrison e Michael Williams. Facciamo un salto temporale fino ai giorni nostri, nella mini serie tv “Sherlock” l’episodio The Empty Hearse  contiene dei riferimenti al racconto. Nel videogioco del 2016 Sherlock Holmes: The Devil’s Daughterl’indagine è stata rivisitata e riadattata con diverse soluzioni del caso.

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A differenza de “I cinque semi d’arancio” questo è un racconto che già conoscevo, ma mentirei se vi dicessi che leggerlo non mi abbia riportato alla mente il grande fascino della penna di Sir Arthur Conan Doyle, uno dei più famosi scrittori al mondo, passato alla storia per le avventure del suo amato detective. Il suo modo di raccontare resta e resterà, almeno per me, unico, con il suo occhio clinico analizza i dettagli, li mette in prospettiva e una volta costruito un puzzle magicamente lo scompone per poter orchestrare la storia che vuole raccontarci, un’altra indagine di Sherlock Holmes che buca la dimensione di carta e prende vita. 

Questo è un caso abbastanza semplice per Sherlock. Quando Mary Sutherland, nobildonna inglese, si presenta con una richiesta curiosa, ovvero ritrovare il suo fidanzato, Hosmer Angel, il detective intuisce già qualcosa. 

Hosmer è un uomo curioso, ma riservato, un gran lavoratore, ma a parte questi dettagli non si sa nient’altro della sua vita, quello di cui veniamo subito a conoscenza è che il patrigno della signorina, James Windibank, è fin troppo protettivo e non vuole che lei intraprenda una relazione con quel uomo, per questo motivo i due si vedevano di nascosto, ma qualcosa cambia quando Hosmer l’abbandona sull’altare e scompare misteriosamente. 

Da quello che sostiene Mary non è mai stato una persona problematica o incline a sparire nel nulla, la loro relazione sembrava andare a gonfie vele, eppure qualcosa è cambiato, le lettere che si scrivevano regolarmente sono curiose, basta leggerle e Sherlock conferma i suoi sospetti, qualcuno sta raggirando la nobildonna, ma dato che lei guarda con gli occhi di una persona dal cuore spezzato, non si accorge dello strano meccanismo che ha preso preso piede a sua insaputa, intrappolandola in una spirale di solitudine e tristezza. 

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È un caso semplice ma difficile allo stesso tempo. La soluzione come avrete intuito è palese per Sherlock eppure sceglie ugualmente di non riferire tutto a Mary, non perchè non capirebbe, bensì per la sua ostinazione nel non voler vedere la realtà delle cose. Per evitarle altri dispiaceri le aveva consigliato di voltare pagina, ma lei testarda e ossessionata ha preferito continuare ad alimentare la sua utopia. 

Questo è uno di quei casi che ho adorato sia per l’indagine che forse non avrà niente di eccezionale, ma che difatti per me si è rivelata ricca di spunti sui quali riflettere, quello che vive Mary non è qualcosa a cui la nostra società è estranea, anzi il contrario e già questo dovrebbe spingerci a riflettere sul fatto che non tutto quello che luccica è oro.

Ho adorato il modo in cui Sherlock sin dall’inizio ci mostra quella crepa, quella piccola apertura che porta il nome di Irene, analizzando come sempre la società che lo circonda, i rapporti tra le mura di una casa e quello che si cela quando le serrande sono abbassate e le persone troppo impegnate per capire cosa stia realmente succedendo nella casa di fianco, quella di fronte o quella in fondo alla vita. 

Indubbiamente è uno dei racconti che adoro, uno di quelli da divorare con una tazza di thè fumante accanto, seduti al 221B di Baker Street ad osservare Sherlock e Watson che svolgono il loro lavoro. Non mi restare che ritornare e scoprire invece “La banda maculata”,  avventura ancora a me inedita e che non vedo l’ora di leggere.

La vita è infinitamente più bizzarra di qualunque cosa possa concepire la mente dell’uomo. Noi non ci azzarderemmo mai a concepire le cose che sono pure e semplici banalità dell’esistenza. Se potessimo volare fuori da quella finestra mano nella mano, librarci su questa grande città, scostare delicatamente i tetti delle case e dare una sbirciatina alle cose curiose che vi accadono, le strane coincidenze, i progetti, gli equivoci, le straordinarie sequenze di eventi, che si susseguono da generazioni e portano agli esisti più stravaganti, al confronto l’intera letteratura, con le sue convenzioni e conclusioni scontate sarebbe la cosa più noiosa e inutile.

 

 

 

disclaimer: si ringrazia l’ufficio stampa di Leone Editore per la copia omaggio.

 

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